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Da “campo della pace” a campo da tennis: il nuovo Macrico benedetto da diocesi e Vaticano

Da “campo della pace” a campo da tennis: il nuovo Macrico benedetto da diocesi e Vaticano

Luca Kocci 
Tratto da: Adista Notizie n° 28 del 05/08/2023

41553 CASERTA-ADISTA. Era il “Campo di Marte” per le esercitazioni militari dell’esercito borbonico, sarebbe dovuto diventare un “Campo della Pace” per tutti i casertani – il suggestivo nome coniato dalla curia casertana –, sarà un campo da tennis per i soci di un club esclusivo. Al momento sembra essere questo il destino dell’ex Macrico (Magazzino centrale ricambi mezzi corazzati), l’area di quasi 33 ettari nel cuore di Caserta di proprietà dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero (Idsc), da oltre vent’anni al centro di una contesa fra chi vorrebbe renderlo totalmente inedificabile e restituirlo agli abitanti della città come parco pubblico – fra gli altri l’ex vescovo Raffaele Nogaro – e chi invece immagina dei progetti di riqualificazione che prevedono migliaia di metri cubi di cemento (v. Adista Notizie n. 15/23).

Niente parco, ma un tennis club privato

Infatti, come peraltro già ipotizzato da Adista (v. Adista Notizie n. 20/23), pare arrivata a buon fine l’operazione milionaria che prevede la ricostruzione del nuovo stadio di calcio “Alberto Pinto”, dove attualmente gioca la Casertana, e il trasferimento – cioè la costruzione – del circolo del tennis (che attualmente occupa parte dello spazio dove sorgerà il “Pinto”) all’interno del Macrico. La notizia era già stata anticipata diverse settimane fa dall’assessora al bilancio e allo sport di Caserta, Gerardina Martino. Ora è arrivato anche l’annuncio della Casertana, attraverso i propri canali social: un nuovo stadio da 12mila posti, servizi e parcheggi sotterranei, per una spesa prevista di 51 milioni di euro. In questo modo dovrà però essere sfrattato però il Tennis club con tutti i suoi impianti, che appunto verrebbero ricostruiti all’interno dell’ex Macrico, come comunicato dall’assessora Martino e dal presidente del Tennis club di Caserta, Fabio Provitera, il quale – non sfugga il dettaglio – è il fratello del notaio Paolo Provitera, consigliere di amministrazione della fondazione “Casa Fratelli tutti”, ovvero l’ente messo in piedi dalla diocesi per la «rigenerazione urbana» (neologismo urbanistico in voga da qualche anno che spesso è la premessa a nuove edificazioni) dell’area ex Macrico il quale, in una sorta di partita di giro, acquisirà l’area dall’Idsc (999mila euro per avere l’area a disposizione per 99 anni, con il «diritto di fare costruzioni al di sopra di tutte le aree», secondo la proposta di acquisto di cui Adista è in possesso) e poi, ovviamente, ne subaffitterà una parte al Tennis club. Con la benedizione del Vaticano, dal momento che la fondazione gode dell’«alto patrocinio» dal Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, guidato dal cardinale gesuita Michael Czerny (prefetto) e dalla religiosa Figlia di Maria ausiliatrice Alessandra Smerilli (segretaria).

L’intera area in realtà è sottoposta a vincolo dalla Soprintendenza regionale (non sono possibili nuove edificazioni tranne il recupero dei soli edifici in muratura già esistenti, per circa 230mila metri cubi), ma sembra che i diretti interessati non ne siano particolarmente impressionati. Infatti il progetto del nuovo circolo del tennis non prevede qualche campetto in terra rossa, ma un vero e proprio stadio con spalti per il pubblico, spogliatoi e servizi di vario tipo, anche in vista dello svolgimento delle prossime edizioni degli “Internazionali Femminili di Tennis Città di Caserta”, un trofeo con montepremi da sessantamila euro.

Esulta il quotidiano Il Mattino, del costruttore Caltagirone: la città verrà presto dotata «di due nuove strutture sportive e anche di un nuovo centro di interesse commerciale». Annuncia battaglia invece il Comitato Macrico verde, che da anni si batte perché s’intera area sia dichiarata totalmente inedificabile – con la qualifica urbanistica zona omogenea F2 – e restituita ai casertani come parco pubblico interamente verde: «Apprendiamo a mezzo stampa che la progettazione dei campi e dello stadio del tennis all’interno dell’area ex Macrico è già in corso», si legge in un comunicato del comitato. «Non essendo arrivate smentite da parte della fondazione “Casa Fratelli Tutti” temiamo che la notizia sia vera. Una notizia di una vergognosa gravità perché avvia la temuta parcellizzazione dell’area e il suo uso privato e non per il dichiarato bene pubblico: ecco un primo pezzo di Macrico ceduto a un’associazione privata». Il «prolungato silenzio» del presidente della fondazione (mons. Giovanni Vella, che è anche vicario generale della diocesi di Caserta), del presidente dell’Idsc e dello stesso vescovo di Caserta Pietro Lagnese ci sembra la «premessa per bruttissime sorprese per i cittadini, mentre sappiamo che continuano indegne pressioni per aggirare l’ostacolo dei vincoli e si dice che prendano corpo nuove e vecchie alleanze tra Istituto diocesano sostentamento clero, fondazione, curia diocesana e l’onnivoro club degli speculatori casertani. Ma di tutto questo a tempo e luogo faremo articolata denuncia nelle sedi ecclesiali competenti».

La Fondazione e il Comune: «Il progetto non c’è ma andiamo avanti così»

Il silenzio dei vertici della fondazione e della curia casertana – che interpellati da Adista qualche settimana fa non hanno voluto rilasciare dichiarazioni – è stato in parte rotto durante il consiglio comunale straordinario dello scorso 4 luglio, interamente dedicato alla questione Macrico (per la registrazione completa della seduta, urly.it/3wj3a), al quale hanno partecipato anche mons. Vella e don Antonello Giannotti (Idsc). Vella, dopo aver sottolineato che l’area ex Macrico è una «proprietà privata» (della diocesi) e ricordato che negli ultimi vent’anni tutti i progetti sono rimasti al palo (in realtà si trattava di progetti speculativi bloccati dall’ex vescovo Nogaro e dalla mobilitazione del Comitato Macrico Verde: v. Adista Notizie nn. 9/01; 9, 15, 51, 63/07; 65/08; 8/12; 29/14; 45/18; 2/20), ha detto che «di fronte a questo stallo la Chiesa di Caserta ha preso l’iniziativa a proprie spese», creando la fondazione “Casa Fratelli Tutti” e affidando al LabGov della Luiss-Guido Carli (l’università di Confindustria) e allo studio internazionale di architettura e urbanistica Massimo Alvisi uno «studio di prefattibilità» per la «rigenerazione urbana» dell’intera area, da destinare a parco ma anche a sede di «servizi per la crescita economica, sociale e culturale della città» (v. Adista Notizie n. 15/23). Per quando riguarda la qualifica F2 che invece renderebbe l’area totalmente inedificabile, Vella ha spiegato che «non compete al vescovo e alla proprietà imporre o esercitare pressioni su scelte che sono di competenza e prerogativa dell’amministrazione comunale» (affermazione che però è in evidente contraddizione con il fatto che sia il vescovo Lagnese sia il presidente dell’Idsc Giannotti, ovvero la proprietà, abbiano firmato una petizione del Comitato Macrico verde che chiede proprio la qualifica F2). «Come diocesi però – ha concluso Vella – non intendiamo fermare il processo in atto solo perché il Comune non ritiene di formalizzare una precisa qualifica urbanistica. Non possiamo più aspettare, la città non capirebbe questo ulteriore ritardo». Quindi «attendiamo lo studio di prefattibilità che abbiamo commissionato e che, dopo essere stato vagliato dalla Fondazione, offriremo come proposta alla città». «Chi governa una città non può fare ideologia», ha chiosato il sindaco Carlo Marino, intendendo che «ideologica» e «contraria al bene della città» è la campagna del comitato per il Macrico verde. «L’amministrazione è totalmente in linea con la proposta della Fondazione», e questo significa che «non si può qualificare l’area come F2». Anche perché, ha aggiunto l’assessore all’urbanistica Domenico Maietta, «se attribuiamo la destinazione F2 non possiamo più tornare indietro».

Il comitato: no a qualsiasi speculazione

«Hanno deciso di non decidere, o meglio hanno deciso facendo finta di non decidere», la replica del comitato Macrico verde, il cui rappresentante è stato lasciato intervenire solo dopo le sollecitazioni di alcuni consiglieri e le proteste del pubblico presente in aula. «Hanno deciso che l’area non deve essere destinata a F2, cioè inedificabile, perché, poi non sarebbe più possibile tornare indietro – si legge in una nota del comitato –. È proprio per questo che infatti chiediamo da più di venti anni la destinazione urbanistica F2, perché è l’unico modo per assicurare la non edificabilità dell’area. Tutti si sono espressi a favore del futuro progetto della Fondazione anche se nessuno l’ha visto, ma nessuno si è espresso sul fatto che per la prima volta la proprietà, cioè l’Idsc, con don Giannotti, ha ribadito nel suo intervento di non volere nessuna speculazione sull’area, per questo ha firmato la nostra petizione. Non hanno voluto mettere in votazione la petizione, violando lo Statuto del Comune: lo denunceremo al prefetto». «Provoca grande amarezza osservare un’amministrazione comunale non esercitare i propri compiti di programmazione e qualificazione del territorio e demandare ad un privato, quale che esso sia, il ruolo che il pubblico deve avere», aggiunge Sergio Tanzarella, docente di Storia del Cristianesimo alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli e alla Gregoriana di Roma e attivista del comitato. «Una commistione che dimostra che il collateralismo non è morto, ha solo mutato referenti».