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Macrico: la ragnatela insidiosa della Fondazione

Dal 27 al 4 ottobre in una lunga kermesse di nove giorni organizzata dalla diocesi di Caserta guidata dal vescovo Pietro Lagnese fu presentato il masterplan del cosiddetto campo “Laudato si’”: un progetto di «rigenerazione urbana» dell’ex Macrico, l’area di quasi 33 ettari nel cuore di Caserta di proprietà dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero di Caserta (Idsc). Da oltre vent’anni il futuro immaginato di questa area coincide o con quello di parco pubblico come lo vorrebbe chi lo vuole rendere totalmente inedificabile e restituirlo agli abitanti della città oppure quello di parco riqualificato sì ma prevedendo anche diverse migliaia di metri cubi di cemento come lo vorrebbe chi pensa ad un investimento monetario più che di rigenerazione urbana nel segno di un miglioramento della qualità di vita dei cittadini. All’apertura del festival il card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, auspicando la realizzazione di un progetto «per tutti e non solo per qualcuno», ha ricordato che «il contrario del degrado e’ il pubblico non il privato» e ha invitato a fare molta attenzione, «perché l’ambiente può diventare oggetto di interessi privati», di “speculazione”, soprattutto se invece di essere «fratelli tutti» si diventa “fratelli collusi”. Il 24 novembre scorso il comitato scientifico della Fondazione Casa Fratelli Tutti, la Fondazione di partecipazione promossa dalla diocesi di Caserta per realizzare il processo di rigenerazione dell’area ex Macrico, ha affidato allo studio internazionale di architettura e urbanistica Alvise Kirimoto il compito di redigere lo studio di prefattibilità ed il Masterplan generale di progettazione architettonica per la rigenerazione dell’area. Su Il Mattino del costruttore Francesco Caltagirone qualcuno ha avanzato l’audace paragone tra la coppia Carlo di Borbone-Vanvitelli (architetto della Reggia di Caserta) e la coppia Lagnese-Alvisi, paragone che lascia presagire le aspettative di realizzazione di “grandi opere” se arriveranno i soldi pubblici e i capitali. Intanto vengono lanciate improbabili campagne di consultazione pubblica sul Masterplan del “Campo Laudato si’ Caserta” con questionario da compilare sul sito https://www.campolaudatosicaserta.it/, come ” momento importante del processo inclusivo, collaborativo e informativo che caratterizza i soggetti promotori dell’iniziativa: Diocesi di Caserta, Fondazione Casa Fratelli Tutti ETS e Istituto Diocesano Sostentamento Clero di Caserta”. Eppure indicazioni in tal senso sono arrivate da 22 anni con il Comitato Macrico Verde che con petizioni, convegni, manifestazioni ha coinvolto nel tempo molte migliaia di persone e ha chiesto di vincolare l’ex area militare come zona a verde F2, perché è l’unico modo per assicurare l’inedificabilità dell’area. In una recente lettera aperta Italia Nostra Caserta, tra i fondatori dello stesso Comitato Macrico, avanza le seguenti osservazioni: “Visto il Masterplan presentato dalla Fondazione Casa Fratelli Tutti, nel quale compaiono nuovi edifici e si prevede l’abbattimento e la ricostruzione di quelli esistenti, si chiede: 1. Su quale ipotesi di destinazione urbanistica sia stato realizzato lo studio di prefattibilità;2. Qual è la volumetria totale prevista;3. Come sia possibile prevedere la demolizione e ricostruzione di edifici vincolati;4. Date le funzioni ipotizzate e il finanziamento previsto da parte dei privati, come sia possibile la fruizione pubblica dell’area.Queste domande sono state poste dallo stesso Comitato Macrico, ma nessuna risposta precisa è arrivata, al di là di belle dichiarazioni d’intenti e generiche assicurazioni”. Il costo preventivato del progetto presentato è di 180 milioni di euro, con lauti finanziamenti privati. E quali ricavi ne otterrebbero i finanziatori? Quali funzioni saranno previste per i privati in un parco che dovrebbe essere verde e pubblico? Che ruolo assume l’Amministrazione Comunale, anche in relazione ad un Piano Urbanistico Comunale di là da venire. A distanza di oltre trent’anni dal Piano Regolatore Generale del 1984, la città nel 2017 si è dotata di un Preliminare di Piano Urbanistico Comunale che risulta tuttavia insufficiente, sia in termini di strumento conoscitivo – limitandosi a localizzare le principali aree e manufatti dismessi del patrimonio negato, fornendo informazioni parziali sui processi di riuso in atto per alcune caserme e rimandando alla successiva redazione del Piano, a tutt’oggi assente – sia in termini progettuali. Le Istituzioni dovrebbero difendere i diritti della collettività e non schierarsi a favore di privatissimi interessi di singoli che mascherano operazioni opache con una retorica e ambiguità che non aiutano a dissipare il sospetto di aspirazioni speculative sull’uso di questo prezioso polmone verde della città di Caserta.

Mena Moretta – Belvedere news dell’ 11/12/2023